E accanto a un dorato immondezzaio c’è Ungaretti, che ride.
E i giovani, che, ai giovani del Trullo, son fratelli,
Siciliano, Dacia, Garboli, Bertolucci figlio; e, come Sordello, disapprovante e innamorato, Citati. E chi è là,
su quella terra con un barattolo rosa e un torsolo giallo?
Baldini e Natalia. E dentro un cortile tagliato
dalla luce come in un caravaggesco senza neri, Longhi,
la Banti, con Gadda e Bassani. Roversi e Leonetti
e Fortini e Volponi scendono alla fermata dell’autobus,
con i saluti di Contini e quelli dell’ombra di Spitzer.
E, insieme, la Bachmann, Uwe Johnson, Enzensberger…
e un gruppo di angeli londinesi e di fotografi americani
con gli occhi rossi dei nevrotici, e, dalla Russia,
Ciukrai, come venisse alle crociate, e Sartre,
come un sordo, che si fa tradurre, mentre ha capito tutto…
Chi ha detto che il Trullo è una borgata abbandonata?
Le grida della quieta partitella, la muta primavera,
non è questa la vera Italia, fuori dalle tenebre?